Morning Phase è un disco dall'esito ambiguo, un ritorno che non semina scompiglio o perplessità, un lavoro che è difficile anche considerare come semplice punto di svolta visto che di svolta non si tratta. Morning Phase è allora un ritorno solo per il tono da reduce che lo accompagna, costante, per tutto il lavoro. Un Beck che scrive vere e proprie ballad (un limite) dalle tonalità e ambientazioni folk con la costante del piano, della chitarra e della voce frullati attraverso un lontano riverbero del mixaggio. Un Beck placido, che sembra quasi consolarsi col banjo, che racconta da una casetta di legno in mezzo al bosco le sue storie crepuscolari dal piglio folk. Un disco sulla consapevolezza, sul lasciare andare le cose e fortemente malinconico, motlo bello fino a quando non diventa pesante come quando il tipo a fianco al bancone si inceppa a convincerti di come sia bella la vita.