Dopo che abbiamo metabolizzato, da tipo 20 anni, lo sdoganamento del rap nel mainstream siamo pronti per la nuova fase del cantautorato in rima baciata. Carl Brave torna con un disco che è un concentrato di pop filtrato necessariamente per la nuova sensibilità poetica di chi è cresciuto con l'hiphop e che quindi ragiona in metrica (di quella veloce che non sa cosa siano le barre da chiudere). Un disco nato ai bordi di periferia ma più liquido (e non per questo meno amaro) dove si sente l'intervento della casa di produzione che impreziosisce il materiale (o lo infarcisce) con featuring che convincono molto (tra tutti frah quintale che è il vero de gregori della nuova onda, che finisce per volare due spanne sopra il titolare e gli altri). Un disco costruito per fare il botto ma che non tradisce i temi di Carl Brave (romanticismo, passatismo, malinconia e incapacità di incazzarsi) e la forma stilistica dell'autotune sentimentale.