@ In the Fishtank 10...
@ In the Fishtank 10 - Motorpsycho + Jaga Jazzist Horns
Per il decimo episodio hanno messo insieme 2 band del Nord Europa. Nel libretto si narra che le abbiano chiuse per 3 giorni in uno studio di registrazione di una località sperduta, lassù in alto sulla cartina geografica. Uno spesato ricovero coatto a finalità artistiche? I nomi sono suggestivi e la collana ha un suo valore aggiunto: "lo chiamavano post-rock". In pratica ne viene fuori una voglia di session i cui intenti sono sviscerati al meglio al quarto pezzo, nella cover "Theme De Yo Yo", non a caso il più bello e riuscito soprattutto perchè il canovaccio era preesistente. L'inizio è affidato ad una classica intro, volutamente "fredda" ma facilmente dimenticabile, dove sopra si dilata il suono del corno. Poi arriva un pezzo riconoscibile nello schema rock, con il cantato e il ritornello, dove si tenta una deriva jazz sorretta dai fiati: compiuto ma prevedibilissimo. L'altro unico pezzo che merità è "Doffen Ah Um": si suona come in una Big Band, la chitarra rigorosamente "sotto" e i fiati detonano in libertà. Del solo pezzo che ha goduto di molti repeat ho gia detto: la scena non è più divisa, c'è meno rigidità, vuole essere suonato il + rock possibile e lo si fa affidando ai sax i deragliamenti come se fossero chitarre, il groove è micidiale e il cantato omaggia (o sfotte che poi è uguale) i grandi del Rock. Che dire dell'ultimo pezzo? La seconda volta che l'ho ascoltato mi è venuta voglia di iniziare le pulizie primaverili in pieno Febbraio, così ho poratato fuori il rusco, ho svolto i doveri di buon vicinato riempendo le buchette delle posta altrui con le mie cartacce e al ritorno, visto che la deriva rumorista pretenziosa non era ancora finita, ho staccato la spina dello stereo. È un ibrido, per niente fecondo, attenti a non sovrapporsi. Dove sono le chitarre? Hanno preso il post-rock avendo in mente il freejazz, lecito ma rimane solo noioso. Hanno voluto giocare principalmente con gli spazi ma si sono persi. Insomma l'esito di questa accoppiata ricorda molto le campagne acquisti dell'Inter: bei nomi, idee vaghe, risultati a sprazzi.
La Favoletta dela casetta sperduta piena di artisti mi fa sempre vomitare. Il mito dell'ispirazione nella musica, rigorosamente minuscola, ha fatto solo danni incalcolabili. Però vedo che è una storiella dura a morire esattamente come "a soffrire si migliora". Strano, entrambe sono prerogative dell'imminente Festival dei Fiori. A Tony Renis la mafia non fa schifo (visto che siamo arrivati qua e ci tengo alle puntualizzazioni)
i cani da copyright/2 - Non erano defacement. Si mormorava che a far scattare la retata fosse stato proprio il Festival di SanRemo visto che sarebbero gia disponibili le release in giro (gli amici di Renis amano portarsi avanti col lavoro). Invece non si sarebbe trattato di canzonette ma della Utet. Il gestore del sito incriminato avrebbe passato un link hash della release di Juris Data ( gli operatori del campo e affini sanno cos'è, quanto sia utile e quanto sia costosa) rintracciabile nel suo Hard Disk. La Utet s'è incazzata, è scattata la denuncia e i tutori hanno buttato giu baracca e burattini. Ora gli amici di Renis potrebbero finalmente espandere il loro monopolio delle bancarelle lanciandosi anche su questo mercato (magari proprio davanti ai tribunali). É una voce che gira chiaramente. Dico quella della Utet, per l'altra ci sono prove a bizzeffe e pure interviste del diretto interessato.
Finalmente- Ecco a voi la parola definitiva, la sola cosa da sapere, veritiera e finalmente interessante sul fenomeno groupie.
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