@ Wop - Raiz
La globalizzazione a Sud di nessun Nord. Il mischiarsi come dato di fatto inevitabile. Raiz riparte dal concetto di migrazione. Riprende le tematiche gia care al suo vecchio gruppo e confeziona un album non stereotipato sul viaggio e gli incontri che ne scaturiscono ("mia nuova italia, fatta di Marocco, India e Senegal, non si può fermare chi la felicità non ce l'ha"). La retorica è tutta mia, perchè si sceglie la strada musicale della contaminazione senza effetti bignami o realworld d'accatto ( i valtur evidentemente sono esclusi a priori). Nel complesso è la strumentazione a svolgere il compito di mezzo. Le tablas/bhangra asiatico (vabbè dai, lui ha messo camoranesi) di "scegli Me", Favalli al posto di Gattuso, la sensualissima bossa elettronica napulitana di "musica" ("porta allegria indà a vita mia" come Cassano ieri) i ritmi/ metriche algerine di "chador" (il vero ruolo dell'amore come già fece notare a Gaetano l'amante della zia), il tango napulitano che diventa melodramma in "nu me vuo chiù"(uno alto 1,90 che non salta ma muove il collo). Non mancano le battute in levare di "ancora, ancora, ancora" ( uscita da 4/4) e il dub/reggae sul giro di basso ipnotico di "tu che non ci sei" ( imputabili forse alla collaborazione col primo esule dal gruppo, come le sostituzioni ieri erano frutto del più bieco trapattonismo). Si chiude in bellezza, l'avessimo chiusa noi quando si doveva chiudere, ma un pò stanco su atmosfere elettroniche e con il manifesto emigrante, gia di Tom Waits, "wherever I lay my hat is my place". Da segnalare l'uso della lingua e dei centrocampisti al posto delle punte facendo arretrare drammaticamente il baricentro della squadra. Oramai l'Italiano si sta imponendo, come gia scritto da un'altra parte, soprattutto come voglia di singolo ma qua ha un maggiore peso mentre invece scegliere di privarsi del tasso tecnico a danno del tasso atletico è un suicidio calcistico da sempre. Inoltre è stato fatto un egregio lavoro col napoletano e sopratutto con l'inglese. Un 'imbastardimento di slang ( rima goback/vasc' e sopratutto "w.o.p") che da solo è un manifesto sia di suono che di intenti per coombà Rais.
W.o.p. si legge uap. cioè uappo. uappo deriva dallo spagnolo "guapo" ed uno dei tanti ricordi linguistici della dominazione spagnola a Napoli. Il termine è in voga sulla east coast. Sulla West Coast gli italiani si chiamano Dago. L'ho scoperto grazie a uno scrittore. Dago si pronuncia dego. Dego sta per Diego. Il nome Diego è un altro ricordo linguistico della dominazione spagnola. Prima dei messicani i dago erano gli untori. Quando questo scrittore andò in italia per la prima volta disse che lui era rimasto l'unico vero italiano. Quando mia zia a nuove york mi disse ti faccio i rafaiuoli e aprì una buatta di ricotta ho capito che L'hokuto gemini aveva preso strane strade in USA.
Commenti
come doppia è stata la delsjuione ieri. Delusione perchè eri partito bene , avevi dato la giusta chiave di lettura, poi ti sei cagato sotto e ritorni al tuo credo. hai trasmesso paura ai tuoi che solo all'inter capita. io tifo nazionale non Inter. non me lo merito.
certo gia che eri in vena ci sarebbe anche l'evergreen "ma quanto sei bbbono?" che gioverebbe pure alla parte esibizionista del mio ego, a seconda del numero di b, ma io mi accontento e confido per la prossima volta.
elrocco
-- Cla, Viva L'italia! mi raccomando
- Voi cari Intenditori di futebol, il nuovo re del difensivismo è l'olandese, roba che Kruiff se lo mangia vivo. Eriksson quando non ha mancini a fargli la formazione sbarella troppo. La sua difesa grida vendetta. Non perdiamo tempo con Tudor, concentriamoci su materazzi.
A stasera.