@ Fifteen On A Skateboard - DINERS

@ The Laughing Stock of Indie Rock - Solex

La sua scrittura è un copia/incolla che punta più sull'atmosfera che sulla perizia essendoci alla base della sua grammatica il negozio di dischi ("my b-sides rock your world"). Il citazionismo di Solex, alla base della sua cosmogonia, è ambizioso ed intrigante. Questa volta punta diretta sul blues con virate mirate sullo stomp (massì abbundantis abbundantorum indie premiatio). Quindi ritmo incalzante fatto di slappate sulle corde, sax e bleeps a rompere e supporto della parola con uso sistematico di suoni onomatopeici per il ritmo (es fun/fun/fun-run/run/run in "hot diggity dog run run run" oppure B B B Betty in "the showmaster"). Il suo blues sgangherato prende a modello Tom Waits, evocato con una voce rauca sistematicamente copia/incollata nei ritornelli qua e là che fanno da contraltare alla sua vocina stridula e irriverente. Tutto questo sempre con il metodo Solex: un copiaeincolla maniacale ma umano che conferisce un suono caldo nonostante il metodo utilizzato. L'olandesa riesce ad affascinare nella sua tecnica del riassemblaggio suscitando comunque magnetismo, con picchi sublimi di bassa fedeltà, senza essere pretenziosa. Però l'ascolto si rivela monotono in alcuni passaggi.

Se l'hip hop occulta per poi lanciare mentre il bpop è un doppio passo (ormai ipervitaminizzato come Denilson sta a Garrincha), Solex dà di punta. Il tocco di punta, nel calcio, serve per rubare il tempo all'avversario. Giustamente represso in tutte le scuole calcio a causa dell'imperizia, riemerge in tutta la sua urgenza nel proseguo agonsitico. Quando non si ha il tempo di caricare, specie nell'area, vai di punta. Così fotti il tuo marcatore diretto (chi scrive escluso ovviamente) e il portiere. Così mi ha insegnato gente che ne sa. In un disco intitolato The Laughing Stock of Indie Rock non si può fare a meno di fiondarsi immediatamente all'ascolto di "fold your hand child, you walk like an egyptian". E se ne esce spiazzati. La puntata di Solex è sublime al pari del cucchiaio tottiano (ma noi preferiamo palomba elrocco). Mentre il gesto del pupone era dettato, oltre che da elementi quali l'altezza di VanderSar, dal fattore psichico "io so che tu sai che io so", Solex si sposta ancora più avanti nell'affermare "io so che tu sai che io so che tu sai". La sua è una puntata. E ti ritrovi a seguire la parabola del pallone con il collo girato.

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