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Visualizzazione dei post da ottobre, 2004
@ Welcome to the North - The Music Come nei 90. Però la strada è diversa. Riff e voce vorreiesserejimmypage sono nella loro miscela al primo posto. Il substrato rock è forte ma risulta quasi caricaturale (do you like heavy metal?) e, memori del primo episodio, la colpa non può che essere del produttore Brendan O'Brien (Soundgarden e Pearl Jam). L' uso/abuso di ganci, i crescendo, i virtuosismi vocali e musicali però, per sghetto, non portano alla saturazione. Inoltre il gusto per la melodia viene spesso fuori bene. L'altra basilare componente (do you wanna dance?) della miscela riempe bene ogni canzone con virate psichedeliche. Si cerca di spezzare il ritmo con un paio di ballad e un r'nr più classico. I testi sono ridicoli, una canzone come freedom fighters in cui ti aspetti qualche rimando sulla situazione attuale è imbarazzante per stupidità. Molto più epico che sfattone rispetto ai 90 quindi non a caso si è coniato il termine R'n'D perchè " le parole ...
@ Damage - The Blues Explosion Più che il cambio di denominazione, era la lunga lista di guest stars/producer a insospettire. La parata di stelle è, secondo una consolidata teoria ElRocco, troppo spesso segno ultimo di funerale artistico per mancanza di idee. Ed allora ecco i primi 5 pezzi nel solco di " a gionspè facce tarzan ". Vibrati in punk rock i migliori della serie ("damage" e "burn it off") ma tutto sommato prevedibili e di mestiere . Irritanti oltre ogni modo le collaborazioni con Martina, un modesto ruolo di backing vocal in "spoiled" bolso e trito, e sopratutto con Chuck D in "hot gossip", canzone politica da sassare via dopo un ascolto per banalità di esecuzione. Dan Automator invece ingabbia per eccesso di sovraproduzione "crunchy". Poi finalmente si decolla. Niente di nuovo, nel solco dei migliori precedenti episodi e il livello è altissimo. "mars,arizona" è una presa per il culo di 7nation army che so...
@ Home = Chiara Mastroianni + Benjamin Biolay " Un homme et une femme, une flamme, un home, il suffit parfois d’un rien pour faire des disques ". Nonostante questo c'è da fidarsi. Il discorso musicale è prettamente francese nelle suggestioni , nei modelli e nello stile del duetto maschile/femminile (tipo Birkin e quell'altro) evitando però con maestria la torre eiffeul, il basco e la maglietta a righe. Magistrale Biolay nel tessere arpeggi e trame, un chitarrista talmente bravo da risultare assente. Essenziale, diretto, senza nessuna caduta nel virtuosismo (nonostante lo slide di "Mobile Home" e "Arizona"), come le due Voci che si rincorrono per tutto il disco. Chitarra acustica, ma anche organo hammond, per un disco erotico di ballad, dai toni delicati e da un suono caldo. Una estetica pop perfetta, volutamente derivativa nei modelli, talmente conscia di esserlo da ricalcarli pedissequamente nel trovare una propria originalità. La componente mel...
@ There Will Be a Light - Ben Harper & Blind Boys of Alabama Dopo la bulimia del precedente/inconcludente episodio, Harper abbraccia con convinzione la strada musicale del Sud in compagnia di nuovi sodali che rivestono un ruolo fondamentale nel suono. La composizione e la registrazione sono in presa diretta, testimonianza di una ricerca estetica e filologica molto sentita. Il suono è caldo, sopratutto per il contributo gospel dei BBoA, per nulla scolastici o da tappezzeria, che riescono a non appesantire o, peggio, imbarocchire il lavoro. Ci ritroviamo al cospetto di 11 canzoni (due standard "Mother Pray" a capella, "well well well" con tanto di bottleneck's), dove è l'organo hammond, più della chitarra, a servire la messa in compagnia dei vocals/canto con testi a sfondo biblico ( stessa tendenza ). Un groove caldo che pervade tutti i pezzi, dove l'eclettismo chitarristico, che c'è, non è mai fine a se stesso e non ha bisogno di confermare nessun...