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Visualizzazione dei post da dicembre, 2004
Jingle Bell Io, autoproduttore e riclatore di regali, nemico giurato di questo vile sfruttatore di elfi, seviziatore di renne, pericoloso istigatore di pargoli innocenti/intrinsecamente di sinistra al consumismo sfrenato acritico e non ecosostenibile che si è fatto rifare l'immagine dai pubblicitari della KoKa-Kola; Io educato fin dalla tenera età che quello buono con la barba è un altro; Io che sto ancora aspettando la confezione gigante di Lego; Io che suono meglio di tutti gli zampognari che però non vengono mai zittiti al grido di "questa non è musica ma rumore" ma anzi tutti belli felici e immobili coi frugoletti al seguito; Io che aspetto la fine feste per saccagnarmi i panettoni ripieni alla Coop col 3x2 a costo di realizzo; Io costretto a maratone culinarie su cui devo esercitare la miglior diplomazia in un mirabile esempio di real politik da premio nobel; Io, dicevo, vi faccio gli auguri e scappo a rifocillarmi di Zeppole. Ma prima, vi regalo questa Perla sullo ...
@ The Laughing Stock of Indie Rock - Solex La sua scrittura è un copia/incolla che punta più sull'atmosfera che sulla perizia essendoci alla base della sua grammatica il negozio di dischi (" my b-sides rock your world" ). Il citazionismo di Solex, alla base della sua cosmogonia, è ambizioso ed intrigante. Questa volta punta diretta sul blues con virate mirate sullo stomp (massì abbundantis abbundantorum indie premiatio ). Quindi ritmo incalzante fatto di slappate sulle corde, sax e bleeps a rompere e supporto della parola con uso sistematico di suoni onomatopeici per il ritmo (es fun/fun/fun-run/run/run in " hot diggity dog run run run" oppure B B B Betty in " the showmaster "). Il suo blues sgangherato prende a modello Tom Waits, evocato con una voce rauca sistematicamente copia/incollata nei ritornelli qua e là che fanno da contraltare alla sua vocina stridula e irriverente. Tutto questo sempre con il metodo Solex: un copiaeincolla maniacale ma uma...
@ Falene - Giancarlo Onorato Il sentiero su cui si è avventurato dopo lo scioglimento degli Undergorund Dog è sempre lo stesso. Ballate Rock dal sapore cupo, asciutte, con il rifiuto cosciente e militante del sentimentalismo da strapazzo e la distanza dall'esecuzione scolastica che ammorba il genere italico. Una conferma, una boccata d'ossigeno per una tradizone che risulta sempre più incapace di calpestarsi (cfr Battiato). I toni cupi, la ritmica spietata e secca, la cadenza precisa, il cantato sofferto conferiscono al disco la tensione che accompagna tutto l'ascolto. Avvolgente, trascinante, senza nessun tentennamento, dall'incedere sensuale (" the bossanova sweet menage ") e linee melodiche sicure ed efficaci. Il piano come strumento Principe, uso massiccio di slide a rafforzare i momenti di sbalzo (la possibile catarsi che avviene però con un coro nella bellissima pace di guerra e quasi mai altrove) e di archi per la disperazione. La capacità di portare l...
@ Stanotte|Stamattina - Artemoltobuffa L'esordio di artemotlobuffa è un pop autarchico, probabilmente composto in solitaria sull' HD durante l'esilio da cameretta/studio. Inserendosi nel filone cantautoriale italiano della chitarra a tracolla rilascia un disco a una sola dimensione, sia per strumentazione e confezionamento del suono, sia per tematica. Eccessivamente nudo (scelta artistica?) e monotono (il lato naif del non-suono?), il disco suona fiacco e senza sussulti. La chitarra naufraga subito tra le numerose ballate e sue derivate ravvivate qua e la senza successo in un monolite scialbo. Le pretese cantautoriali naufragano subito anche davanti alle liriche. Le perenni attese su cui questo novello Beckett ha infiocchettato il lavoro sono pallosissime. La chiave è la sospensione, non deve succedere nulla, una passività orgogliosamente esibita, una mezza pretesa di mischiare cultura pop e cultura alta (Hulk e Gadda ma solo nei titoli che altrimenti ci sarebbe da lavorare...